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Le zanzare sono considerate insetti rilevanti da un punto di vista medico-sanitario per molteplici motivi: sono vettori di malattie infettive e causano reazioni allergiche.
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Le derrate conservate attirano una serie di organismi che se ne cibano provocando danni di diversa entità in dipendenza da differenti parametri tra i quali anche quelli ambientali. I cereali, ad esempio, durante la fase di stoccaggio spesso vengono attaccati da insetti definiti infestanti primari perché si nutrono a spese delle cariossidi ancora intere.
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Popillia japonica, come sottolinea il nome della specie, è un insetto originario del Giappone, che accidentalmente è stato introdotto in Europa. Comunemente è chiamato (con termine forse troppo generico) “coleottero giapponese”. “Maggiolino giapponese” potrebbe essere un nome un po’ più preciso.
Ed ecco che siamo di fronte un’altra volta a un insetto proveniente da molto lontano che si insedia nel nostro paese provocando evidenti danni.
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Il settore dell’Ho.re.ca ha la necessità di stoccare per periodi più o meno lunghi derrate alimentari di vario genere, che possono essere oggetto di attacchi da parte di insetti.
In molte aree attività di questo genere sono più diffuse nei mesi caldi, con temperature e umidità propizie allo sviluppo degli infestanti.
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I topi e i ratti affiancano l’uomo nelle sue attività economiche e nei luoghi dove vive da tempi immemori. Come riportato nella prima parte del blog, questi roditori possono essere infestati da altri animali appartenenti a diversi gruppi: pulci, pidocchi, acari di dimensioni microscopiche e zecche trovano “ospitalità” sul loro corpo.
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Le zanzare hanno un potenziale riproduttivo piuttosto alto; è sufficiente fare mente locale su alcuni numeri della loro biologia.
Le diverse specie presentano più generazioni all’anno, la durata del ciclo biologico in condizioni ambientali ottimali è molto breve: per citarne alcune Culex pipiens (zanzara comune) e Aëdes albopictus (zanzara tigre) impiegano a raggiungere lo stadio adulto circa 10 gg, Aëdes koreicus (zanzara coreana) impiega un po’ di più, circa 15 gg.
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Gli edifici che albergano attività di diverso genere correlate all’ospitalità e alla ristorazione (bar, ristoranti, mense, B&B, agriturismi, ecc.) sono attrattivi per parecchie specie di insetti volatori che vi trovano fonte di cibo. Siano essi zanzare, attirate dalla presenza di persone, o mosche attratte dalla presenza di materiale alimentare, gli insetti che si spostano in volo approfittano delle aperture per introdursi negli edifici.
Reti a maglie sufficientemente fitte alle finestre potrebbero in un primo momento far pensare di aver risolto il problema. In realtà questo non è sufficiente, a meno che tutto l’insieme delle strutture non garantisca davvero una tenuta perfetta. Gli insetti sono di piccole dimensioni e sfruttano tutte le aperture a disposizione per poter raggiungere gli ambienti dove si trova la loro fonte di sostentamento.
Ad esempio, reti alle finestre mal posizionate, con fessure anche piccole tra il telaio della rete e quello della finestra, rappresentano sì una barriera alla moltitudine degli insetti che arrivano in volo ma non a tutti, poiché ad esempio le zanzare attirate dalla luce si appoggiano sulla rete e, camminando, trovano la fessura attraverso la quale raggiungere la stanza frequentata dalle persone. Lo stesso dicasi per reti alle finestre alle quali non vengono fatti controlli e di cui quindi non ci si accorge di tagli, buchi, ecc., sufficienti al passaggio degli insetti. Se a queste ‘non conformità’ si aggiunge magari l’efficacia attrattiva serale di una luce artificiale, il risultato indesiderato per le zanzare è garantito.
Tutte le aperture devono essere dotate di barriere fisiche perfettamente efficaci,in modo da impedire l’accesso agli insetti: anche le porte, gli abbaini, le finestrelle delle cantine, ecc., e tutte queste barriere fisiche devono essere periodicamente controllate per mantenerne intatta l’integrità e di conseguenza la loro efficienza.
Le porte, anche quelle che nella bella stagione restano per la maggior parte del tempo chiuse, andrebbero dotate di barriere alla loro base, da mantenere sempre in buono stato per evitare che da questo potenziale ingresso gli insetti possano raggiungere l’interno degli edifici. Le porte che invece restano aperte per permettere il passaggio delle persone e/o delle merci andrebbero protette con barriere fisiche a bande sufficientemente fitte e “di misura” in modo da lasciare il minimo spazio possibile tra barriera e infisso ma anche tra barriera e pavimento. In questo caso il monitoraggio di eventuali insetti che riescono a passare è importante ed è necessario un sistema di controllo anche “chimico” per intercettare gli individui entrati soprattutto in quei locali (mense e ristoranti ad esempio) dove la soglia di tolleranza è praticamente zero. Un aiuto in tal senso può essere fornito dagli erogatori automatici di insetticida: questi apparecchi, calibrati per l’erogazione ad intervalli costanti di insetticida, creano una ulteriore barriera, in questo caso chimica, che agisce con un doppio effetto, prima abbattente e poi repellente. La sostanza attiva idonea in queste situazioni è la Piretrina naturale in quanto è caratterizzata da fotolabilità e termolabilità e risulta pertanto non invasiva.
Laddove sia sconsigliabile l’uso di prodotti chimici antiparassitari, come è appunto il caso di locali dove si distribuiscono vivande al consumo, la collocazione di trappole luminose può essere un caposaldo da non trascurare, per eliminare il numero maggiore possibile di insetti volatori che abbiano varcato le barriere fisiche collocate ad hoc.
L’uso di correnti d’aria permanenti, rivolte verso l’esterno, per contrastare l’ingresso di insetti volatori attraverso porte soggette periodicamente ad apertura, è pratica piuttosto comune in industrie alimentari ma non sembra adottabile negli edifici e nelle attività cui si è ora accennato.
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L’albergo diffuso è un modello di offerta di ospitalità ai turisti, ma non solo, presente da parecchi anni anche in Italia. Un albergo diffuso è a tutti gli effetti “una struttura ricettiva alberghiera gestita in forma professionale con unità abitative dislocate in più edifici separati e preesistenti” www.alberghidiffusi.it. Permette di soggiornare in edifici di pregio di centri storici abitati, ad esempio di vivere a contatto con la comunità locale e di avere a disposizione anche servizi alberghieri come la prenotazione centralizzata, bar e ristoranti. Non si tratta di un albergo “verticale” ma di tanti edifici dislocati sul territorio.
L’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi riconosce varie tipologie di ospitalità che possono ricadere sotto la denominazione “albergo diffuso”:
– paese albergo,
– residence diffuso,
– albergo diffuso di campagna.
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L’acaro rosso del pollo, Dermanyssus gallinae, è un infestante molto temuto negli allevamenti avicoli di tutto il mondo: si tratta infatti del più diffuso parassita esterno dei polli. In Italia si stima che sia infestato circa l’80% degli allevamenti soprattutto di galline ovaiole.
Infesta il pollame di allevamento e anche uccelli selvatici; inoltre è stato segnalato su cavalli e roditori. Se non ha a disposizione gli ospiti preferiti può pungere anche l’uomo.
Appartiene alla famiglia Dermanissidi e talvolta è chiamato impropriamente pidocchio rosso del pollo.
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Il termine mosca cavallina spesso viene usato in senso lato per indicare specie differenti di mosche (Ditteri) che succhiano il sangue di mammiferi. In senso stretto si riferisce propriamente a una singola specie: Hippobosca equina, appartenente alla famiglia Ippoboscidi.
Si tratta di una mosca piuttosto particolare, difficile da osservare, che attacca nelle ore più calde e umide della giornata. Gli ospiti primari sono cavalli e asini ma può pungere anche bovini, ovini capre e anche mammiferi selvatici di una certa taglia come i cervi. Punge gli uccelli e occasionalmente anche l’uomo.